(ADNKRONOS) – Fino a oggi sono 50 gli interventi eseguiti nel centro di Makeni. Tra i pazienti, vittime della guerra civile, bambini ustionati o mutilati, vittime di gravi incidenti.
La struttura, di proprietà della diocesi locale e completamente ristrutturata grazie ai fondi del ministero degli Esteri e della Caritas, è dotata di attrezzature per interventi di alta chirurgia, di un’officina ortopedica per la realizzazione di protesi e di un reparto di fisioterapia. Il centro si occupa inoltre della formazione del personale locale e gestisce programmi di cura a domicilio e aiuto alla riabilitazione e al reinserimento sociale e lavorativo.
«Il nostro lavoro è quello di restituire ai bambini la completa o parziale padronanza del proprio corpo mutilato», spiega in una nota Marco Lanzetta, presidente del G.I.C.A.M. e direttore dell’Istituto italiano di chirurgia della mano di Monza. «Un gruppo di chirurghi volontari esegue interventi di microchirurgia ricostruttuva, dalle applicazioni di protesi alle tecniche più moderne, come trapianti di dita o di lembi liberi».
Oltre al contributo del professor Lanzetta, il centro di Makeni si avvale di quello dei migliori microchirurghi della mano italiani ed europei, che si alternano sul posto. Una presenza fondamentale quindi, in un Paese in cui non esistono altre strutture per la cura dei disabili e in cui gli ospedali distrettuali sono in tutto 13, di cui otto non forniscono servizi sanitari di base.