da La Prealpina
I pareri del Tar favorevoli a Lanzetta escluso da un concorso? I giudici hanno preso un granchio
L’Università dell’Insubria? Un esempio paradossale di istituzione che vive ignorando la legalità. All’attacco che viene dal “Corriere della sera” a firma di Gian Antonio Stella, pubblicato giovedì 24 novembre, l’Insubria risponde per le rime, rispedendo al mittente le accuse. Il caso che viene posto all’attenzione generale riguarda un concorso per una cattedra di professore di ruolo di prima fascia per malattie dell’apparato locomotore all’Insubria. Concorso cui, nel lontano 2002, decide di partecipare Marco Lanzetta (che già insegnava quella materia come “associato” alla Bicocca di Milano) specializzato in chirurgia della mano. Quello che oggi è riconosciuto come uno dei maggiori esperti al mondo di trapianti della mano, non ottiene l’incarico. Perché quel posto, ripete amareggiato col senno di poi Lanzetta a Gian Antonio Stella «era destinato ad altri».Ovvero ai professori Giorgio Pilato e Paolo Tranquilli Leali che vengono dichiarati idonei dalla commissione giudicatrice. Un verdetto che però l’escluso non accetta, presentando ricorso al Tar. E’ l’inizio di un “braccio di ferro” che si protrae da nove anni e che ha già visto la pronuncia di cinque sentenze di primo e secondo grado, tutte favorevoli al professor Lanzetta. Sentenze che, ribadisce Stella, l’Uniiversità varesina non rispetta, aggirandole sul piano sostanziale. La replica dell’Insubria è lapidaria. “I magistrati hanno preso un granchio, il concorso era per diventare docente di Ortopedia e non era per chirurgia della mano”, dice il professor Paolo Cherubino, direttore della Cilinica ortopedica. E il rettore, Renzo Dionigi: “Dimettermi? Non considero sotto attacco l’ateneo, non mi considero attaccato. Il rettore ha il compito di valutare gli aspetti formali e non di entrare nel merito delle valutazioni”.