da La Voce di Varese e Como
L’ateneo risponde con una nota ufficiale alle polemiche circolate sulla stampa:”Si è limitato a formulare illazioni. Si vuole colpire la nostra credibilità”
Dopo le polemiche apparse sui quotidiani, locali e non, circa la procedura concorsuale per un posto di professore ordinario all’Università dell’Insubria, alla quale ha partecipato il professor Marco Lanzetta, l’ateneo decide di rispondere con una nota ufficiale con la quale si sostiene che le accuse mirano a screditare l’università varesina.
La nota evidenzia come “né gli uffici amministrativi né tanto meno il Rettore (il professor Renzo Dionigi, n.d.r.) possano intervenire nelle “valutazioni discrezionali e tecniche delle commissioni concorsuali”. Altrimenti sì, potrebbero verificarsi scorrettezze. Non solo. Ma l’ateneo varesino e comasco contrattacca, facendo notare come il professor Lanzetta non abbia “mai ricusato amministrativamente, come era suo preciso diritto, nessuno dei componenti delle diverse tre commissioni esaminatrici, limitandosi al contrario a formulare illazioni in merito a presunte incompatibilità dei predetti…”
Infine, l’Insubria dice chiaro e tondo che la posizione di Lanzetta potrebbe “ingenerare gratuitamente nella pubblica opinione il dubbio che un’istituzione pubblica come l’Università”…”sia dedita all’illegalità e al non rispetto dei pronunciamenti giurisdizionali, equivale a minarne deliberatamente la credibilità e l’immagine…” Infine, l’ateneo si riserva di agire per vie legali per la tutela della propria immagine.
LA NOTA UFFICIALE DELL’UNIVERSITA DELL’INSUBRIA
L’Università degli Studi dell’Insubria rispetta le leggi e le sentenze dei Tribunali: il concorso, nelle sue varie fasi, è sempre stato espletato nel rispetto delle disposizioni procedurali di legge e regolamentari.
Alla verifica di questa correttezza sono deputati solo ed esclusivamente gli uffici amministrativi dell’Ateneo, il cui operato non è mai stato censurato da nessuna sentenza.
Né gli uffici amministrativi né tanto meno il Rettore possono entrare nel merito delle valutazioni discrezionali e tecniche delle commissioni concorsuali, che sono organi collegiali distinti dall’Ateneo e ai quali non possono essere formulate indicazioni o vincoli, se non di legge, in merito al contenuto delle valutazioni da effettuare: se lo facesse, allora sì che porrebbe in essere comportamenti di rilevanza penale.
Non è accettabile che l’operato delle commissioni esaminatrici, in qualsivoglia procedura concorsuale, ancorché dichiarato illegittimo in sede di giurisdizione amministrativa, venga strumentalmente e pretestuosamente ricondotto direttamente all’amministrazione universitaria, al Rettore ed ai suoi vertici in genere, al fine di screditare in modo indiscriminato la stessa istituzione.
Il Rettore, in particolare, ha sempre preteso il massimo scrupolo nella verifica della correttezza procedurale degli atti concorsuali a tutela di tutti i concorrenti e dell’Ateneo.
L’Università accetta con serenità i pronunciamenti degli organi istituzionalmente deputati alla tutela dei diritti e ha sempre ottemperato tempestivamente, lealmente e diligentemente a quanto statuito dall’autorità giudiziaria: tant’è che l’Ateneo, per il tramite dei propri funzionari, ha rinnovato la procedura concorsuale per ben tre volte, arrivando anche a sostituire integralmente la commissione esaminatrice.
Peraltro e senza con ciò entrare nel merito della questione, è utile ricordare che il Prof. Marco Lanzetta non ha mai ricusato amministrativamente, come era suo preciso diritto, nessuno dei componenti delle diverse tre commissioni esaminatrici, limitandosi al contrario a formulare illazioni in merito a presunte incompatibilità dei predetti componenti solo in sede giurisdizionale, ormai ad esito dei risultati concorsuali.
Ingenerare gratuitamente nella pubblica opinione il dubbio che un’istituzione pubblica come l’Università degli Studi dell’Insubria, seria e già assai radicata nel territorio, sia dedita all’illegalità e al non rispetto dei pronunciamenti giurisdizionali, equivale a minarne deliberatamente la credibilità e l’immagine, a tutto danno degli studenti, dei pazienti che si affidano alle sue strutture sanitarie d’eccellenza e di tutti i dipendenti che con serietà, dedizione e professionalità dedicano quotidianamente il proprio impegno alla crescita, pur fra mille difficoltà, dell’Ateneo.
A loro risponde il Rettore e a loro tutela si intraprenderanno tutte le possibili azioni, anche in sede giudiziaria, per la tutela dell’immagine e del buon nome dell’Università degli Studi dell’Insubria.