da La Provincia di Varese
Pronti ad andare in tribunale. L’Università dell’Insubria, a partire dal rettore Renzo Dionigi, è disposta «ad intraprendere tutte le possibili azioni, anche in sede giudiziaria, per la tutela dell’immagine e del buon nome dell’Università». Insomma, le accuse, rivolte all’ateneo, da parte del celebre chirurgo Marco Lanzetta, per cinque volte respinto dai concorsi per ottenere una cattedra (concorsi finora sempre annulati dal Tar a seguito dei suoi ricorsi), non sono stati digerite dai vertici universitari. Che minacciano azioni legali.
Il rettore Dionigi affida infatti a un comunicato ufficiale dell’ateneo la sua posizione. «L’Università – si legge – rispetta le leggi e le sentenze dei tribunali: il concorso, nelle sue varie fasi, è sempre stato espletato nel rispetto delle disposizioni procedurali di legge e regolamentari. Alla verifica di questa correttezza sono deputati solo ed esclusivamente gli uffici amministrativi dell’ateneo, il cui operato non è mai stato censurato da nessuna sentenza».
Insomma, il primo passo da parte dell’università è quello di chiarire che non c’è assolutamente niente dei irregolare. E soprattutto il rettorato sottolinea di rispettare in pieno l’autonomia delle commissioni che vengono formate per i concorsi. «Né gli uffici amministrativi né tanto meno il rettore possono entrare nel merito delle valutazioni discrezionali e tecniche delle commissioni concorsuali, che sono organi collegiali distinti dall’ateneo e ai quali non possono essere formulate indicazioni o vincoli, se non di legge, in merito al contenuto delle valutazioni da effettuare: se lo facesse, allora sì che porrebbe in essere comportamenti di rilevanza penale. Non è accettabile che l’operato delle commissioni esaminatrici venga strumentalmente e pretestuosamente ricondotto direttamente all’amministrazione universitaria, al rettore ed ai suoi vertici in genere, al fine di screditare in modo indiscriminato la stessa istituzione».
Ed è proprio un’accusa di discredito che il rettore Dionigi lancia nei confronti di Lanzetta. «Ho sempre preteso il massimo scrupolo nella verifica della correttezza dei atti concorsuali a tutela di tutti i concorrenti e dell’ateneo» sottolinea. E le sentenze del tribunale sono sempre state rispettate, dicono, dal momento che «l’ateneo ha rinnovato la procedura concorsuale per ben tre volte, arrivando anche a sostituire integralmente la commissione esaminatrice».
E poi arrivano le stoccate al superchirurgo. «È utile ricordare che il professor Marco Lanzetta non ha mai ricusato amministrativamente, come era suo preciso diritto, nessuno dei componenti delle diverse tre commissioni esaminatrici, limitandosi al contrario a formulare illazioni in merito a presunte incompatibilità dei predetti componenti solo in sede giurisdizionale, ormai ad esito dei risultati concorsuali».
E il rettore minaccia quindi querala per tutelare il buon dell’università. Perché «il dubbio che un’istituzione pubblica come l’Università degli Studi dell’Insubria, seria e già assai radicata nel territorio, sia dedita all’illegalità, equivale a minarne deliberatamente la credibilità e l’immagine, a danno degli studenti, dei pazienti che si affidano alle sue strutture sanitarie d’eccellenza e di tutti i dipendenti che con serietà, dedizione e professionalità dedicano quotidianamente il proprio impegno alla crescita, pur fra mille difficoltà, dell’ateneo».