Trapiantato 7anni fa, non si nasconde più, conduce una vita normale.
Gianni D’Antonio ha 39 anni, è sposato e ha una figlia piccola. Lavora come operaio in una stamperia di materie plastiche a Teramo.
La menomazione è stata causata da un incidente in casa. Prima dell’intervento non seguiva nessuna terapia, ma portava una protesi elettrica molto fastidiosa e pesante che usava solo nel tempo libero.
Ha saputo del primo intervento eseguito a Monza grazie agli articoli pubblicati nel 2000. Dopo la prima visita, è stato ricoverato per una settimana per eseguire tutti gli esami di controllo e verificare l’idoneità al trapianto. Dopo 7-8 mesi è arrivata la notizia che era possibile effettuare l’intervento. La gioia è stata grandissima.
“Ti manca qualcosa, puoi fare solo poche cose, ti senti in ogni modo limitato” – afferma Gianni D’Antonio – “Anche nel caso in cui non fosse riuscito l’intervento, valeva comunque la pena di tentare, invece di restare così. Non si trattava di un intervento in cui era a rischio la vita, ma la possibilità di migliorarne la qualità”. Questa consapevolezza è stata di grande aiuto durante il delicato periodo post-operatorio.
“E’ stato difficile all’inizio perché non sentivo la mano e invece dopo l’intervento ci si aspetta di sentire qualcosa subito”.
Dopo un mese ha iniziato la fisioterapia passiva e in seguito quella attiva. Ha seguito un lungo un ciclo di fisioterapia per 9 mesi a Monza, poi ha proseguito in un centro a Roma ed infine in uno a Teramo. “Voglio ringraziare moltissimo tutta l’equipe del professor Lanzetta, soprattutto i fisioterapisti che mi hanno seguito con tanto impegno”.
“La riabilitazione è stata un periodo di grandi soddisfazioni perché vedevo costanti miglioramenti. Non ho mai provato dolore, ma era molto strano riuscire a fare dei progressi e gradualmente ritrovare la consapevolezza di quei piccoli gesti. La sensibilità al caldo e al freddo, invece, la riacquistai subito”.
La funzionalità della mano oggi è del 60%, che significa avere alcune limitazioni come non potere sollevare pesi, perchè non si ha la stessa forza dell’altro braccio e non bisogna sforzarsi, ma anche avere molta attenzione a non farsi male, per il rischio delle infezioni. “Posso di nuovo mangiare senza l’aiuto di nessuno, vestirmi da solo“ – prosegue Gianni – “Sono ritornato a cucinare e posso fare quasi tutto in autonomia. Nonostante gli ostacoli, sono molto felice di aver preso questa decisione. Rifarei esattamente quello che ho fatto, perchè ora sono tornato ad essere una persona completa. Ora non mi nascondo più”.