da Più Sani Più Belli
La buona notizia è che si possono guarire. Oggi, a disposizione dei pazienti, esistono cure mediche e interventi completamente risolutivi
L’artrosi della mano è una condizione che colpisce circa 4 milioni di persone solo nel nostro Paese ed è la più frequente tra le patologie ghe riguardano gli anziani (circa l’80% della popolazione oltre i 65 anni di età), ma può comparire già intorno ai 45 anni, con una netta prevalenza nel sesso femminile e una certa relazione e peggioramento al momento della menopausa, ma in condizioni particolarmente predisponenti possono soffrirne anche persone più giovani. Si tratta di una malattia articolare cronico-degenerativa che nel tempo tende a progredire nella sua gravità e ad assumere un carattere di forma permanente. Inizialmente si manifesta in modo topico a livello delle articolazioni della mano più vicine alle unghie ma, se non trattata adeguatamente, può estendersi ad altre articolazioni.
Le Forme dell’artrosi
Può presentare gravità differenti secondo le lesioni e la forma che assume. La forma erosiva è caratterizzata da una distruzione rapida della cartilagine di rivestimento e, successivamente, del tessuto osseo sottostante che fanno creare delle aree di “vuoto”, cioè delle cavità a livello articolare. La forma deformante, invece, può non essere così aggressiva, ma porta velocemente a una deviazione dell’asse delle articolazioni: la conseguenza è che le dita assumono una forma storta o atteggiata a uncino.
Perchè si sviluppa
L’artrosi più comune viene definita primaria e si verifica spontaneamente a causa di una predisposizione genetica. In questi casi l’asse femminile della famiglia (nonna, mamma, figlia, nipote) presenta una facile tendenza alla malattia delle articolazioni della mano e molte pazienti riferiscono delle deformità assolutamente identiche a quelle della loro mamma o della loro nonna. Quando invece è secondaria, di solito si verifica perchè c’è stato un evento traumatico come una frattura, magari in gioventù, che ha comportato una lesione dell’articolazione o della cartilagine di rivestimento di essa molto più rapida, e può verificarsi anche in pazienti di 35/40 anni.
Riconosci i sintomi
I sintomi dell’artrosi sono facili da riconoscere:le articolazioni delle dita si gonfiano, possono arrossarsi, far male soprattutto dopo giornate di lavoro intenso. Con il tempo, da sei mesi a un anno, il dolore tende ad attenuarsi, ma compaiono, appunto, delle antiestetiche nodosità, i cosiddetti noduli di Heberden, che si formano sul lato dorsale delle articolazioni vicine alle unghie (per intenderci sul lato opposto al polpastrello). Tutto ciò avviene perchè le cartilagini tra le ossa si usurano, assottgliandosi sempre di pù fino a scomparire, e a questo punto il tessuto osseo che sta sotto la cartilagine si trova esposto allo sfregamento articolare durante i movimenti, e a sua volta si deforma, Le piccole terminazioni nervose che attraversano l’osso portano al centro il dolore causato da questo sfregamento.
La diagnosi radiologica
Si effettua con un esame clinico da parte del chirurgo della mano, che richiederà obbligatoriamente una radiografia e spesso anche un’analisi del sangue. La radiografia è davvero importante sia perchè fotografa lo stato delle cose e quindi il grado di artrosi presente, sia perchè permette di dare un’immagine del punto di partenza delle cure e, quando viene ripetuta a distanza di 1/2 anni, può mettere in evidenza la velocità di progressione della malattia. Si consiglia di eseguire una radiografia ogni 12 mesi.
La buona notizia è che, a differenza di ciò che comunemente si pensa, si può curare.
Quando si tratta di una forma iniziale, si ricorre a un programma specifico di fisioterapia, un tutore in materiale termoplastico da indossare qualche ora al giorno e a una dieta specifica contro l’artrosi. Nelle forme più avanzate si può intervenire con un’infiltrazione radioguidata, cioè effettuata controllando su un monitor radiologico l’esatto posizionamento della sonda. Oppure con l’utilizzo delle cellule staminali, prelevate dallo stesso paziente attraverso una procedura mini invasiva, L’utilizzo delle cellule staminali può essere effettuato in artroscopia. Le cellule vengono posizionate nell’area danneggiata e indotte, con adeguati fattori di crescita, cioè sostanze che ne accelerano la trasformazione, a stabilizzarsi in nuova cartilagine, Basta una procedura singola e i risultati si ottengono in circa 6 mesi. La terapia con applicazione cutanea di un gel veicolato con un laser può essere molto efficace e con risultati molto duraturi nel tempo. Questi gel vanno applicati sulle articolazioni colpite e vengono fatti penetrare tramite fonti di energia, solitamente laser, in modo da permetterne la diffusione in profondità, in corrispondenza dei tessuti malati. Nelle forme più gravi si ricorre alla chirurgia, sempre ambulatoriale e in anestesia locale. I tempi di recupero variano da intervento a intervento e anche da paziente a paziente, ma si può dire che sono necessarie 8 settimane per una ripresa della funzionalità completa. Il dato più positivo di questi interventi è che danno risultati molto buoni e definitivi, cioè laddove si opera, la malattia non colpirà più e il dito o le dita sono salvate per sempre.